SENTIERI D'INCHIOSTRO - VOLUME 2
UNITÀ 7 STORIE DI UNA VITA
  
                            

ROALD DAHL
I FOLLI PROGETTI DI MIO PADRE


L’autore racconta la storia della sua famiglia, soffermandosi sulla figura del proprio padre e sul suo modo di educare i figli.  

Mio padre era maggiore di circa un anno di suo fratello Oscar, ma i due erano straordinariamente uniti e, appena terminati gli studi, se ne andarono a fare una lunga passeggiata per programmare il loro futuro. Conclusero che una piccola città come Sarpsborg, in un paese piccolo come la Norvegia, non era il luogo giusto per far fortuna. Così convennero1 che quel che dovevano fare era andarsene in un paese importante, come l’Inghilterra o la Francia, dove le possibilità di combinare qualcosa sarebbero state infinite.
Al loro padre, un amabile gigante alto più di due metri, mancavano l’iniziativa e l’ambizione dei figli, così si rifiutò di sostenere quei folli progetti. Proibì loro di partire, ma quelli se ne andarono di casa e in un modo o nell’altro riuscirono a raggiungere la Francia a bordo di un mercantile2.
Da Calais3 andarono a Parigi e qui decisero di separarsi perché ciascuno dei due voleva essere indipendente dall’altro. Lo zio Oscar per qualche ragione puntò a ovest, dirigendosi verso La Rochelle4 sulle coste atlantiche, mentre mio padre rimase a Parigi.
Non c’è spazio qui per raccontare, se non per sommi capi, come i due fratelli intraprendessero affari del tutto diversi in due diverse regioni, riuscendovi brillantemente, anche se la storia sarebbe interessante. […]
Mentre lo zio Oscar stava dandosi da fare a La Rochelle, suo fratello Harald con un braccio solo5 (mio padre) non stava certo scaldando la sedia.
Aveva incontrato a Parigi un altro giovane norvegese di nome Aadnesen e i due avevano deciso di mettersi in società e di fondare una compagnia di forniture navali. Queste compagnie procurano il necessario alle navi che si trovano in porto: combustibile, cibo, corde, vernice, sapone e asciugamani, martelli e chiodi e migliaia di altri ammennicoli.6 Un fornitore marittimo è una specie di superbottegaio per navi e l’articolo di gran lunga più importante da lui fornito è il combustibile per far funzionare le macchine. A quei tempi, combustibile significava un’unica cosa: carbone. All’epoca, i transatlantici non consumavano petrolio: erano tutti piroscafi7 a vapore, e quei vecchi piroscafi consumavano centinaia e spesso anche migliaia di tonnellate di carbone a viaggio: per i fornitori marittimi il carbone era oro nero.
Mio padre e la sua recente conoscenza, il signor Aadnesen, fiutarono l’affare. La cosa migliore, si dissero, era piazzare la loro società di forniture marittime in uno dei grandi porti europei dove le navi si rifornivano di carbone. Ma in quale? La risposta era semplicissima: all’epoca, il principale centro di rifornimento di carbone del mondo era Cardiff, nel Galles meridionale. Così quei due giovani ambiziosi se ne andarono a Cardiff, con poco o niente bagaglio. Ma mio padre portava con sé qualcosa di meglio di una valigia, vale a dire una moglie: una ragazza francese di nome Marie, che aveva sposato di recente a Parigi.
A Cardiff la Compagnia «Aadnesen & Dahl» affittò una stanza in Bute Street e la attrezzò da ufficio. Da questo momento in poi ci troviamo di fronte a una di quelle storie di successo che sembrano inventate, ma che in realtà fu il risultato del lavoro duro e intelligente di due amici. Ben presto la «Aadnesen & Dahl» aveva più lavoro di quanto i due soci potessero svolgere da soli, così traslocò in un ufficio più grande. Furono assunti dei dipendenti e il denaro cominciò ad affluire.
In un paio d’anni mio padre fu in grado di acquistare una bella casa nel villaggio di Llandaff, appena fuori Cardiff: lì sua moglie Marie gli diede due figli, una femmina e un maschio, ma morì tragicamente dopo la nascita del secondo figlio.
Quando il trauma e il dolore per la sua morte cominciarono ad affievolirsi,8 mio padre comprese chiaramente che i suoi due figlioletti avevano estremo bisogno di una matrigna che si occupasse di loro. Inoltre si sentiva terribilmente solo. Era logico che si cercasse un’altra moglie. Ma era più facile a dirsi che a farsi per un norvegese che viveva nel Galles del sud e non aveva molte conoscenze. Così decise di prendersi una vacanza e fare un viaggio nella sua patria, la Norvegia, e forse chissà, con un po’ di fortuna poteva trovare nel suo paese d’origine un’altra moglie carina.
Lassù in Norvegia, nell’estate del 1911, durante una gita su un piccolo battello costiero nell’Oslo-fjord, incontrò una giovane, Sofie Magdalene Hesselberg. Essendo un tipo che sapeva riconoscere il buono a prima vista, non passò una settimana che mio padre le si dichiarò, e di lì a poco la sposò.   
Harald Dahl condusse la moglie norvegese in viaggio di nozze a Parigi e poi tornò nella casa di Llandaff. I due erano profondamente innamorati e in un’estasi di felicità;9 nei successivi sei anni lei mise al mondo quattro figli: una bambina, poi un’altra bambina, un maschio (io), e una terza bambina. Ora in famiglia c’erano sei figli, due del primo matrimonio di mio padre e quattro del secondo. C’era bisogno di una casa più grande e più vasta e il denaro per comprarla non mancava.
Così nel 1918, quando io avevo due anni, ci trasferimmo tutti in un’imponente10 dimora di campagna vicino al paese di Radyr, a circa dodici chilometri a ovest di Cardiff. La ricordo come un edificio grandioso con delle torrette sul tetto, circondato da maestosi11 prati e terrazze. C’erano molti ettari12 di terreno coltivato e di boschi, e tante casette per la servitù. In breve le stalle furono piene di mucche da latte, i porcili di maiali e il pollaio di galline. C’erano robusti cavalli da tiro per tirare gli aratri e carri di fieno, e c’erano un contadino e un vaccaro e una coppia di giardinieri e ogni tipo di domestici. Come suo fratello Oscar a La Rochelle, Harald Dahl non aveva badato a spese.
Ma ciò che mi stupisce di più in questi due fratelli, Harald e Oscar, è che, nonostante provenissero da una famiglia semplice, di provincia e non particolarmente raffinata, tutt’e due, indipendentemente l’uno dall’altro, svilupparono uno straordinario interesse per le cose belle. Appena poterono permetterselo, cominciarono a riempire le loro case di bei quadri e mobili eleganti.
Inoltre mio padre divenne un giardiniere provetto13 e un collezionista di piante alpine. Mia madre amava raccontarmi come fossero soliti andare tutt’e due in gita sui monti della Norvegia e come lui la facesse morire di paura, arrampicandosi con una mano sola su pareti a strapiombo14 per raggiungere le stelle alpine che crescevano sulle cornici rocciose. Era anche un abile intagliatore: molte cornici dei nostri specchi erano opera sua, e così pure la mensola del caminetto del soggiorno, con uno splendido motivo di frutti e foglie e rami intrecciati, intagliato in legno di quercia.  
E inoltre era uno straordinario scrittore di diari. Conservo ancora uno dei suoi tanti taccuini15 della Grande Guerra del ’14-’18. In ogni singolo giorno di quei cinque anni di guerra mio padre scrisse pagine di commenti e osservazioni sui fatti del momento. Scriveva a penna, e benché il norvegese fosse la sua lingua madre, i suoi diari erano in perfetto inglese.
Aveva elaborato una curiosa teoria sul come sviluppare il senso del bello nell’animo dei suoi figli. Ogni volta che la mia mamma era incinta, aspettava che arrivasse agli ultimi tre mesi e poi le annunciava che le «gloriose passeggiate» stavano per cominciare. Queste gloriose passeggiate consistevano nel condurla in qualche luogo di particolare bellezza nella campagna circostante e passeggiare con lei, un’ora al giorno, così che potesse assorbire lo splendore del paesaggio. La sua teoria era che se l’occhio di una donna incinta contemplava regolarmente la bellezza della natura, questa bellezza si sarebbe trasmessa in qualche modo all’animo del nascituro e che questi, una volta cresciuto, sarebbe stato un appassionato di cose belle. Questo fu il trattamento riservato a tutti i suoi figli prima che nascessero.

R. Dahl, Boy, Racconto d’infanzia, trad. di D. Ziliotto, Salani   

1 convennero: furono d’accordo.
2 mercantile: nave che trasporta merci.
3 Calais: città del nord della Francia.
4 La Rochelle: città francese situata a 480 km da Parigi, sull’Oceano Atlantico, sede di un importante porto.
5 Harald… solo: il padre dello scrittore, Harald, aveva perso un braccio quando era ancora bambino.
6 ammennicoli: accessori.
7 piroscafi: tipo di nave a vapore.
8 affievolirsi: diminuire.
9 in un’estasi di felicità: al culmine della felicità.
10 imponente: che si impone all’attenzione per le sue dimensioni.
11 maestosi: molto estesi.
12 ettari: misura di superficie agraria. Un ettaro corrisponde a diecimila metri quadrati.
13 provetto: esperto.
14 a strapiombo: con la parte superiore più sporgente di quella inferiore.
15 taccuini: libretti per gli appunti.  

COMPRENDERE E ANALIZZARE
1. Sul quaderno. L’autore di questo brano incomincia a raccontare la sua storia partendo da quella della sua famiglia e in particolare dalle vicende che riguardano suo padre. Sapresti ricostruire le tappe che portarono Harald a affermarsi nel lavoro e nella vita?  

RIELABORARE E RIFLETTERE SU DI SE'
2. A voce. Racconta in prima persona un episodio della vita dei tuoi genitori che ha avuto delle conseguenze anche sulla tua vita personale.


                            


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