TESTO BES CAPITOLO 2 - IL TOTALITARISMO IN UNIONE SOVIETICA: LO STALINISMO
1. Il totalitarismo Nel 1917, in Russia, nacque la repubblica e iniziò la democrazia. A novembre ci furono le prime elezioni, i bolscevichi ottennero pochi voti e così Lenin instaurò la dittatura del proletariato. I dittatori controllavano la società grazie alla tecnologia e alla società di massa. Nell’Italia fascista di Mussolini, nella Germania nazista di Hitler e nell’Unione Sovietica comunista di Stalin nacque lo Stato totalitario, dove vennero eliminate tutte le libertà. Questi regimi furono caratterizzati dal controllo della politica del Paese e della vita privata degli individui. Il fascismo, il comunismo e il nazismo eliminarono qualsiasi opposizione con il terrore.
2. La Nuova Politica Economica (NEP) Durante la dittatura di Lenin, l’Unione Sovietica aveva un’economia disastrosa. Fu imposto il comunismo di guerra, cioè il sequestro forzato di tutti i beni alimentari, per sostenere l’esercito e le città. Così ci furono rivolte e anche l’industria entrò in crisi. Per migliorare le condizioni del Paese, Lenin elaborò il piano della Nuova Politica Economica (NEP), dove i contadini consegnavano allo Stato una parte del raccolto. Questo portò ad un aumento della produzione agricola e alla fine della carestia.
3. La lotta tra Stalin e Trockij Nel 1924 Lenin morì e nel partito bolscevico iniziò una lotta per la successione tra Stalin e Trockij. Stalin era il segretario del partito e pensava che il socialismo poteva salvarsi solo rimanendo in Russia. Trockij aveva portato la vittoria nella guerra civile ed era convinto che per difendere la rivoluzione socialista bisognava estenderla anche in altri Paesi. Nel 1925 vinse Stalin e Trockij scappò in Messico, dove venne assassinato per ordine del suo rivale. Stalin nacque nel dicembre 1879 in Georgia e fin da giovane si dedicò alle teorie di Marx e di Lenin. Entrò nel partito bolscevico e diventò segretario generale. Stalin era instancabile, diffidente e crudele. Secondo gli storici, nella lotta politica seguiva 4 regole: 1. ogni mezzo era valido per raggiungere l’obiettivo; 2. quando qualcuno non serviva più veniva messo da parte; 3. quando le alleanze non erano più convenienti venivano rotte; 4. le belle idee servivano solo per illudere la gente.
4. L’URSS diventa una potenza industriale Nel 1927 Stalin divenne il padrone del partito e dello Stato russo. Egli eliminò la NEP di Lenin, poiché contraria al comunismo e alla grande industria. Decise di industrializzare l’Unione Sovietica in breve tempo, senza preoccuparsi dei costi umani e sociali. Questo progetto prevedeva una serie di piani, ognuno di 5 anni. Il primo piano quinquennale del 1928 privilegiò la produzione di materie prime (petrolio, ferro, carbone, acciaio) e le industrie pesanti (siderurgiche, metallurgiche e meccaniche). La popolazione fece molti sacrifici, ma alla fine l’Unione Sovietica divenne una grande potenza industriale. La propaganda invitava tutti i lavoratori a produrre il più possibile per dimostrare la superiorità del comunismo come Aleksej Stachanov, un minatore che aveva aumentato la produzione di 14 volte e da cui deriva l’aggettivo stachanovista, per indicare chi si dedica totalmente al lavoro. Dal 1930 lo Stato decise di controllare anche l’agricoltura e tutti i contadini furono costretti a entrare nelle grandi aziende collettive dello Stato: i kolkoz e i sovkoz. Così ci furono molte rivolte a cui Stalin rispose con la violenza. Nelle campagne si scatenò una vera e propria guerra civile, dove migliaia di kulaki, cioè i contadini russi, furono uccisi o deportati nei campi di lavoro forzato della Siberia.
5. L’eliminazione di ogni opposizione: i gulag Dopo l’eliminazione dal partito di Trockij, il potere di Stalin diventò assoluto, grazie alle purghe, cioè all’eliminazione dei suoi oppositori. Tutti gli oppositori erano processati e accusati di tradimento. Il partito controllava ogni parte della vita dei cittadini: l’arte, la cultura, l’economia e la stampa. Stalin controllava il partito come un capo assoluto e autoritario e fu introdotto il culto della sua persona. Gulag, che in russo significa Amministrazione centrale statale dei campi di rieducazione e lavoro, era una sigla che indicava i campi di concentramento sovietici dove venivano deportati prigionieri comuni, oppositori politici come funzionari, intellettuali, ufficiali dell’esercito o membri del clero ortodosso. I prigionieri lavoravano in condizioni pessime per il freddo; costruivano canali, linee ferroviarie e estraevano minerali. Così Stalin creò un insieme di campi di concentramento che formavano l’arcipelago gulag.
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