TESTO BES CAPITOLO 2 - L’OCCIDENTE TRA «MIRACOLI ECONOMICI» E CONTESTAZIONE
1. I trent’anni gloriosi (1945-1973) Dal 1945 al 1973 ci fu una crescita dell’economia mondiale, periodo chiamato i trent’anni gloriosi, grazie a: – la crescita demografica e dei consumatori; – l’aumento degli investimenti dei privati e degli Stati; – le materie prime a poco prezzo, come il petrolio. Il PIL, Prodotto Interno Lordo, è la ricchezza prodotta da uno Stato ed indica tutto quello che si produce in un anno in un Paese. In quegli anni gli Stati con la maggiore crescita economica furono il Giappone, la Germania Federale e l’Italia. Il Giappone era migliorato grazie al modo di lavorare; la Germania importò i capitali americani; l’Italia si arricchì grazie: alla manodopera a buon mercato, all’esportazione dei prodotti italiani e all’intervento dello Stato per sostenere l’economia. Nei Paesi occidentali il reddito, cioè la ricchezza delle famiglie, aumentò e migliorò la qualità della vita. Con la produzione di massa aumentarono i beni di consumo, infatti l’automobile e il televisore divennero i simboli del periodo del benessere. La corsa all’acquisto di nuovi prodotti diventò un obiettivo per molte famiglie e portò al consumismo, uno stile di vita dove è importante possedere dei beni, anche se non ne ha bisogno. Il benessere migliorò per la politica sociale del Welfare State, cioè i servizi che lo Stato dà al cittadino per il suo benessere, come l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la tutela sul lavoro ecc. Altri sistemi di garanzia resero più semplice la vita dei cittadini, come i congedi dal lavoro per maternità o malattia e i sussidi di disoccupazione.
2. La rivoluzione giovanile: il Sessantotto Negli anni Sessanta i giovani, insoddisfatti di questa società del benessere, cominciarono a creare la contestazione giovanile. Nel 1968 milioni di giovani americani ed europei scesero in piazza per contestare la scuola, la cultura e la famiglia. Volevano cambiare il «sistema», cioè la società in cui vivevano, con valori come la pace, l’amore tra i popoli, la fine di guerre e di ingiustizie. Negli anni precedenti, gli Stati Uniti ebbero un grande sviluppo economico e moltissimi ragazzi trovarono un lavoro. Per la prima volta i giovani avevano un’indipendenza economica e formavano un nuovo gruppo di consumatori, così vennero lanciati sul mercato prodotti per i giovani: T-shirt, moto, scarpe, profumi e jeans. In quegli anni c’era stato anche un aumento della scolarizzazione, anche per i più poveri. Molti giovani americani furono chiamati dall’esercito per andare a combattere in Vietnam e in tanti non tornarono più. I giovani chiedevano la pace e contestavano con le manifestazioni la guerra in Vietnam. Per i giovani la musica rock era un mezzo per esprimere i loro valori e immaginare una società diversa. Si diffusero le mode giovanili come quella degli hippies, persone che avevano creato una comunità con uno stile di vita semplice. Portavano i capelli lunghi e i maschi la barba incolta, i loro vestiti erano spesso decorati con fiori; per questo e per il loro amore per la natura vennero chiamati «figli dei fiori». Gli hippies contestavano in modo non violento la società consumistica, partecipavano ai movimenti per la pace e ascoltavano musica rock. Sostenevano la diffusione di comportamenti sessuali più liberi e l’uso di droghe leggere. Nel 1968 a Parigi iniziò la contestazione chiamata il maggio francese, dove gli studenti volevano il diritto allo studio per tutti, contestavano le regole, scesero in piazza e si unirono agli operai. Erano proteste a volte violente, guidate spesso dai giovani borghesi e le manifestazioni per la contestazione si diffusero da Parigi in Italia, in Germania, in Inghilterra e in Austria. Nel 1968 in molte città italiane, Roma, Milano, Torino, Venezia, Firenze, Pisa, gli studenti scesero nelle piazze a manifestare contro un sistema educativo autoritario e selettivo. Il governo rispose con una riforma della scuola superiore e dell’università: cambiò l’esame di maturità e le facoltà universitarie furono aperte a tutti gli studenti con diploma. In quegli anni in Italia si diffuse il movimento della lotta delle donne, il femminismo, che aveva come obiettivi l’uguaglianza dei diritti politici e civili fra uomo e donna. Le donne volevano decidere liberamente della propria vita, del proprio corpo e della propria salute. Cambiò anche la moda, i giovani che contestavano la moda borghese, in tutto il mondo indossavano scarpe da ginnastica e jeans, pantaloni da lavoro utilizzati dai cercatori d’oro del West. Ma il simbolo della rivoluzione dei vestiti fu la minigonna, lanciata dalla stilista inglese Mary Quant. Nel 1974 in Italia il divorzio fu confermato con un referendum. Nel 1975 venne approvata la riforma del diritto di famiglia con la parità tra marito e moglie; l’eliminazione del concetto di «capofamiglia»; la scelta della comunione dei beni; il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio e l’uguaglianza tra figli legittimi e figli naturali; l’abolizione della dote; inoltre la maggiore età e il diritto di voto vennero portati a 18 anni. Nel 1978 fu approvata la legge sull’aborto, cioè l’interruzione volontaria della gravidanza; ma questo divise l’Italia tra i cattolici contrari e i laici favorevoli. Nel 1981 il referendum fu vinto dai laici e l’aborto divenne legale.
3. La crisi petrolifera La situazione economica che aveva portato alla società del benessere finì nel 1973. In quell’anno l’Egitto e la Siria entrarono in guerra contro Israele nella guerra del Kippur. I Paesi arabi dell’OPEC, Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, ridussero la produzione di petrolio e aumentarono il prezzo per mettere in difficoltà i Paesi occidentali, amici di Israele. Si aprì così una crisi economica mondiale. Nel 1979 il prezzo del petrolio aumentò ancora per la rivoluzione in Iran, che portò alla cacciata dello scià Reza Pahlavi, alleato degli USA, e alla proclamazione della Repubblica islamica, guidata da uno sciita, l’ayatollah Khomeini. Negli anni successivi il prezzo del petrolio aumentò ancora e scatenò un’inflazione che aumentò il prezzo dei prodotti e diminuì il potere di acquisto del denaro. Molte industrie entrarono in crisi, fallirono e licenziarono. Così, prima gli Stati Uniti e l’Inghilterra, poi tutti gli altri Paesi occidentali, adottarono una politica economica basata su: – austerità, cioè contenimento delle spese statali con tagli all’assistenza sociale dello Stato; – liberalizzazione, vendita delle aziende pubbliche per favorire le entrate dello Stato e stimolare la concorrenza. Nel frattempo, si diffusero nuove tecnologie nell’informatica e nelle telecomunicazioni. Gli USA furono i primi ad uscire dalla crisi negli anni Ottanta e poi anche altri Paesi come l’Italia.
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