IL TEMPO, NOI E LA STORIA - DIDATTICA INCLUSIVA 3
UNITÀ 4. IL TOTALITARISMO
  
             

TESTO BES
CAPITOLO 3 - IL TOTALITARISMO IN ITALIA: IL FASCISMO

1. Il personaggio Mussolini
Nel 1883 nacque a Predappio, Forlì, Benito Mussolini.
Nel 1901 diventò maestro elementare, entrò nel Partito Socialista e diventò un rivoluzionario e direttore del giornale l’Avanti.
Nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, Mussolini si schierò a favore della guerra e così fu espulso dal Partito.
Mussolini aveva un carattere aggressivo, esaltava la folla con parole forti e grandi gesti.

2. La marcia su Roma
Mussolini fondò i Fasci di combattimento, un movimento contro il socialismo con idee repubblicane e anticlericali.
Alle elezioni del 1919 ottenne pochi voti ma, con le proteste sociali del 1920, il fascismo crebbe.
Mussolini organizzò le squadracce fasciste, formate da disoccupati che indossavano la camicia nera e colpivano socialisti e contadini.
Nel 1921 Mussolini fondò il Partito Nazionale Fascista (PNF). Giolitti cercò di usare i fascisti contro il socialismo e li fece partecipare alle elezioni del 1921 dove il Partito Socialista perse. Il 28 ottobre 1922 Mussolini marciò su Roma e prese il potere.
Il capo del Governo Luigi Facta chiese a Vittorio Emanuele III di intervenire, ma il re affidò a Benito Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo.

3. Il delitto Matteotti e l’Aventino
Il primo governo di Mussolini fu sostenuto dai fascisti e dai liberali e agì nel rispetto della legge e con moderazione.
Le elezioni del 1924 furono invece violente e irregolari e a molti antifascisti fu impedito di votare.
Il 30 maggio 1924 il socialista Giacomo Matteotti denunciò alla Camera le irregolarità nel corso delle elezioni.
Pochi giorni dopo Matteotti fu assassinato dagli squadristi e così i politici antifascisti si riunirono nell’Aventino e chiesero al re di intervenire contro Mussolini, ma il re rifiutò.
Nel 1925 Mussolini si assunse la responsabilità dell’accaduto.

4. Lo Stato totalitario
Nel 1925 le leggi fascistissime diedero pieni poteri a Mussolini, detto il duce e nel 1926 vennero sciolti tutti i partiti dell’opposizione e chiusi tutti i giornali antifascisti.
La polizia segreta fascista, l’OVRA, arrestava gli antifascisti, mentre il Tribunale speciale li condannava.
Nel 1928 la nuova legge elettorale affidò al Gran Consiglio del Fascismo il compito di fare una lista unica di candidati.
Le libere elezioni furono eliminate e vennero nominati i podestà al posto dei sindaci.
Il fascismo controllò ogni aspetto della vita collettiva e usò ogni mezzo per diffondere i valori fascisti.
Nel 1937 le organizzazioni giovanili furono inserite nella GIL, Gioventù Italiana del Littorio. L’Opera Nazionale Balilla si occupava dell’educazione dei bambini.
I ragazzi balilla e le ragazze piccole Italiane venivano educati alla dottrina fascista.
I dipendenti pubblici dovevano avere la tessera del Partito fascista.
Dal 1937 le attività culturali furono controllate dal Ministero della Cultura Popolare (MINCULPOP).

5. Il mito dell’antica Roma e i valori del fascismo
La propaganda fascista creò punti di contatto tra l’antica Roma e il regime di Mussolini.
Il fascismo cercò di presentarsi come il successore della Roma antica nei gesti e nel linguaggio.
Mussolini veniva chiamato duce e i fascisti usavano il saluto romano, cioè il braccio destro in alto con la mano tesa.
Il fascio littorio, simbolo del Partito fascista, era un fascio di bastoni di legno che rappresentavano il potere dei consoli.
Il fascismo influenzò il linguaggio e stabilì l’uso del Voi al posto del Lei.
Il dizionario fascista usò alcuni termini per definire personaggi e ruoli di quel periodo, come camerata e camicia nera.
I valori del Fascismo erano:
– tradizionali (comunità e famiglia),
– nuovi (guerra e ordine).

6. L’Italia antifascista
Molti antifascisti furono condannati dal Tribunale speciale a pene durissime come il carcere o il confino; altri furono assassinati. Furono antifascisti uomini liberali come Benedetto Croce, Luigi Albertini, Giovanni Giolitti, Francesco Nitti.
Accanto ai liberali c’erano i democratici con Giovanni Amendola e Piero Gobetti, i quali sostenevano che solo la collaborazione tra la classe operaia e la borghesia avrebbe sconfitto il fascismo.
Il movimento Giustizia e Libertà fu fondato a Parigi da Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Gaetano Salvemini.
Nel 1937 i fratelli Carlo e Nello Rosselli furono uccisi in Francia.
Nel 1942 una parte dei militanti di Giustizia e Libertà fondò il Partito d’Azione, fondamentale nella guerra di liberazione e nella costruzione della nuova Repubblica italiana.
La lotta antifascista venne svolta dal:
Partito popolare con don Sturzo e De Gasperi;
Partito socialista con Turati, Pertini e Nenni;
Partito comunista con Gramsci e Togliatti.

7. I Patti lateranensi e la politica interna
L’11 febbraio 1929 Mussolini e il cardinale Gasparri, segretario del papa Pio XI, firmarono i Patti lateranensi che prevedevano un Concordato, cioè un accordo sui rapporti tra Stato e Chiesa.
Con i Patti lateranensi l’Italia riconobbe:
– la sovranità della Chiesa sullo Stato indipendente del Vaticano;
– il cattolicesimo come sola religione dello Stato;
– il matrimonio religioso uguale a quello civile.
Il Vaticano riconobbe il Regno d’Italia e la sua capitale Roma.
Nel 1926 lo Stato cercò di limitare le importazioni di grano con una politica autarchica, cioè l’Italia doveva produrre ciò di cui aveva bisogno senza dipendere dalle importazioni estere.
Nel 1925 aumentarono le superfici coltivate con bonifiche di aree paludose e l’uso di tecniche più avanzate.
Le bonifiche più importanti furono nell’Agro Pontino, dove venne costruita la città di Littoria.
Nel 1931 venne creato l’IMI, l’Istituto Mobiliare Italiano, che sostituiva le banche in crisi e finanziava le industrie.
Nel 1933 nacque l’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, che acquistava le azioni delle industrie in crisi.
Il fascismo condannava lo sciopero e la lotta di classe.
Mussolini voleva che i datori di lavoro e i lavoratori collaborassero, così nacquero le corporazioni, organizzazioni formate da lavoratori e imprenditori.
L’Italia fascista si avvicinò alla Germania nazista e nel 1938 l’alleanza tra Mussolini e Hitler portò in Italia contro gli Ebrei le leggi razziali, che vietavano i matrimoni misti.

8. La politica estera
La politica estera fu:
nazionalista perché aggressiva verso le altre potenze europee;
colonialista perché impegnò l’Italia nella conquista di colonie.
L’espansione coloniale era necessaria per 2 motivi:
– avrebbe dato prestigio all’Italia;
– avrebbe risolto il problema della disoccupazione con nuove terre da lavorare.
Nell’ottobre 1935 l’Italia invase l’Etiopia e utilizzò soldati, armi, gas asfissianti e bombe.
Poiché l’Etiopia faceva parte della Società delle Nazioni, Francia e Inghilterra approvarono delle sanzioni, cioè provvedimenti contro l’Italia vietando l’esportazione delle materie prime per l’industria bellica, ma l’Italia riuscì a piegare l’Etiopia.
Il 5 maggio 1936 venne conquistata Addis Abeba e Mussolini proclamò il ritorno dell’Impero a Roma.
Vittorio Emanuele III divenne re d’Italia e imperatore d’Etiopia.
Nel 1936 Francia e Inghilterra ritirarono le sanzioni e riconobbero l’Impero italiano.


             


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