1.
Kashmir
- È una regione
esplosiva. Questo territorio è
conteso dal 1948 tra India e
Pakistan. Il confne attuale non
è riconosciuto da nessuno dei
due Stati che si dividono lungo
una semplice linea di controllo.
La regione è così in pratica di-
visa in due, con gravi disagi per
la popolazione. Qualche segno
di disgelo è comparso ultima-
mente: una corriera collega i
due capoluoghi, uno in India e
l’altro in Pakistan.
2.
Bidonvilles
- Gli sforzi del
governo indiano – spesso incu-
rante di questioni sociali e am-
bientali – non riescono a fornire
mezzi adeguati per incremen-
tare l’agricoltura e le principali
regioni industrializzate attirano
milioni di persone dalle campa-
gne. Attorno a Calcutta, Hyde-
rabad e New Delhi più di
800000 persone vivono in bi-
donvilles; altre città sono circon-
date da un numero di poco
inferiore di diseredati, preda
della fame e delle malattie.
3.
Bollywood
- Ormai la più
grande industria cinematogra-
fca del pianeta non si trova
più a Hollywood ma a Bombay
(dal 1997 ribattezzata Mum-
bai), in quella che tutti cono-
scono come Bollywood. E il
cinema è solo una delle attività
di questa città di 13,5 milioni
di abitanti (la più popolosa del-
l’Asia dopo Shangai) che ormai
è divenuta il cuore economico
dell’India. Nel novembre 2008,
Bombay è stato teatro di un
grave attentato terroristico, che
ha causato circa 200 morti.
4.
Produzioni
- L’India è il
primo produttore di tè nel
mondo, il secondo per lo zuc-
chero, le arachidi, il grano e il
riso, e il terzo produttore di co-
tone; grazie all’uso di sementi
ad alto rendimento, ha rag-
giunto l’autosuffcienza e ha
evitato le carestie previste nei
decenni passati per l’aumento
demografco.
L’elefante, il simbolo dell’India, si muove, lentamente come suo costume. Questa nazione
che cinquant’anni fa era nota solo per le carestie di massa, oggi è una locomotiva econo-
mica invidiata da tutto l’Occidente e considerata un modello da imitare per molti paesi
del Terzo Mondo. «Incredibile India» recita la campagna pubblicitaria a sostegno del tu-
rismo indiano: incredibile per la crescita economica, per il numero di giovani: il 70% dei
suoi abitanti ha meno di 35 anni – giovani scienziati, giovani imprenditori, giovani arti-
sti, ad esempio nel settore della cinematografa, che si lanciano alla conquista del mondo
con grande successo. Un tasso così alto di popolazione produttiva offre il vantaggio di li-
mitare le spese per l’assistenza e la previdenza pubblica.
Incredibile è l’India anche per essere riuscita a trovare una via allo sviluppo economico
senza doversi servire di una dittatura, a differenza dell’altro colosso del XXI secolo, la Cina.
Negli ultimi venticinque anni l’India è riuscita a ridurre la miseria della sua popolazione
dell’1% in più ogni anno: il risultato è che 200 milioni di Indiani, dal 1980 a oggi, hanno scon-
ftto la fame e il bisogno. Nell’ultimo decennio il ritmo di sviluppo economico ha avuto un’ac-
celerazione ragguardevole raggiungendo livelli di crescita dell’8-9% annui. Sono le
tecnologie dell’informazione la grande speranza dell’India: un quinto delle importazioni di
computer nel mondo vengono dall’India. Già nel 2000 – secondo la rivista «BusinessWeek»
– c’erano più ingegneri informatici a Bangalore che nella SiliconValley californiana.
Un altro fattore prevedibile di crescita è la pratica dell’
outsourcing
, ovvero l’appalto del la-
voro tradizionalmente svolto all’interno dell’azienda (come quello svolto dai
call centers
) a
un fornitore esterno: l’India è qui avvantaggiata, poiché tra il 2010 e il 2020 scavalcherà gli
Stati Uniti come la più grande nazione anglofona del mondo. La Citibank, la maggiore banca
d’America, ha trasferito qui 22000 posti di lavoro in pochi anni: ha licenziato negli Stati
Uniti per assumere in India, non più solo nei
call center
, ma anche per reclutare profes-
sionisti esperti nelle analisi fnanziarie o nel settore informatico.Attualmente, l’India vede
convivere ambiti industriali e di terziario molto avanzati con ampie zone di sottosviluppo
e povertà, e con l’antico sistema delle caste. L’agricoltura si va modernizzando e le espor-
tazioni crescono. Crescono però anche le bidonville presso le grandi città, occupate da mi-
lioni di contadini in fuga dalle campagne.
Dunque le sfde per questo paese non sono ancora terminate: occorrono ulteriori inve-
stimenti nell’istruzione, nelle infrastrutture – autostrade e aeroporti – maggiore fessibi-
lità nel mercato del lavoro, sostegno alla manifattura, riduzione degli ostacoli burocratici
e una politica di pianifcazione demografca.
L’India è una democrazia parlamentare che conosce però fenomeni di corruzione, perso-
nalismi, scontri religiosi mascherati da contrasti politici: la presenza musulmana all’interno
dell’India, per quanto minoritaria, va tenuta in grande considerazione.Tuttavia, negli ultimi
anni le caste inferiori hanno conquistato molte posizioni, e molte cariche politiche sono an-
date a membri di minoranze religiose, dopo che negli anni Novanta gli Indù avevano pe-
santemente condizionato la politica indiana. In politica estera, l’India ha mantenuto buoni
rapporti con la Russia, proseguendo nella tradizionale politica di neutralità. Il vicino isla-
mico, il Pakistan, è tenuto sotto controllo – entrambi i paesi sono dotati di armi nucleari – so-
prattutto per l’infuenza che può avere sugli Indiani che professano la religione musulmana.
Ma l’elefante deve fare anche i conti con il dragone, la Cina. Insieme, ospitano quasi la
metà degli abitanti della Terra. L’ascesa di queste due nazioni è impressionante, tale da
minacciare, in alcuni settori, posizioni che sembravano ormai consolidate. La loro vici-
nanza geografca le rende quasi un blocco territoriale unico (si parla addirittura di «Cin-
dia»), anche se non mancano tensioni che le contrappongono proprio per questioni di
confne. Ciascuna a proprio modo, sembrano voler realizzare strade di sviluppo inedite,
scarsamente infuenzate dai modelli occidentali.
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16. INDIA: L’ELEFANTE È IN MOVIMENTO