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Aristone di Chio
Chio 300 a.C.-?

Aristone è un esponente dello stoicismo antico: dopo aver seguito le lezioni di Polemone all'Accademia e poi di Zenone di Cizio elaborò una forma dottrinale autonoma e decisamente critica verso le posizioni stoiche, aprendo una scuola al Cinosarge. Sebbene la tradizione stoica posteriore con Crisippo e Cleante abbia sostanzialmente accantonato le posizioni di Aristone, per diversi anni Aristone e la sua scuola ebbero un notevole successo occupando una posizione di rilievo nell'Atene della metà terzo secolo.

Nato a Chio - il padre si chiamava Milziade - verso il 300 a.C. Aristone si trasferì ad Atene dove seguì le lezioni di Polemone, a capo dell'Accademia platonica fino al 269 a.C., e "si convertì allo stoicismo proprio mentre Zenone era caduto in una lunga malattia" (Diogene Laerzio, VII,162). Dopo avere seguito l'insegnamento di Zenone non è noto quando aprì una scuola propria, in dissenso con le posizioni ufficiali dello stoicismo, presso il Cinosarge, richiamandoci quindi alle origini socratiche del cinismo e alla componente etica del socratismo. Il suo insegnamento ebbe notevole successo e fu molto seguito tanto che Plutarco riporta i rimproveri mossi a Aristone di rendere troppo \"popolare\" il suo insegnamento. Eratostene fu tra i suoi uditori. Sebbene l'evoluzione posteriore dello stoicismo abbia seguito gli sviluppi della dottrina di Zenone a di Crisippo e abbia considerato le posizioni di Aristone di Chio una deviazione e in generale un versione più debole dello stoicismo, nell'Atene della metà del terzo secolo Aristone era una figura di primo piano, e lo stesso Eratostene, Secondo quanto riferisce Strabone pur con qualche riserva, indicava in Arcesilao e nello stesso Aristone le due figure più importanti del dibattito filosofico di questi anni in Atene. Morì, secondo quanto dice Diogene Laerzio, per un colpo di sole.
Diogene Laerzio scrive: \"Aristone di Chio, il calvo, chiamato \"la sirena\". Diceva che il fine è vivere in perfetta indifferenza rispetto a tutte le cose che sono intermedie fra virtù e vizi, non ammettendo alcuna gradazione fra di esse, ma tutte considerandole alla stessa stregua. Il sapiente, egli diceva, è simile a un buon attore che, abbia da interpretare la figura di Tersite o quella di Agamennone, sa convenientemente rendere l'una e l'altra. Eliminava la fisica e la logica, dicendo che l'una è al di sopra di noi, l'altra non ha alcuna importanza per noi, e che importanza per noi ha soltanto l'etica. Paragonava i discorsi dialettici alle ragnatele, che, pur avendo l'apparenza di un perfetto lavoro dal punto di vista tecnico, sono però del tutto inutili. Non ammetteva molte virtù, come Zenone, e neanche una sola chiamata con molti nomi, come i Megarici: considerava la virtù relativa al modo di vita. [...] Diocle di Magnesia dice che, durante una lunga malattia di Zenone, avvicinò Polemone, e fu indotto da questi a cambiare la sua dottrina\" (SVF I, 333, 346, 347, 351.)
Diogene elenca diverse opere attribuite ad Aristone, ma riporta l'opinione di Panezio e di Sosicrate che considerano di Aristone solo quattro libri di lettere