argomenti che infammano il dibattito internazionale
sulle sorti del mondo. I catastrofsti pensano che l’umanità
sia sull’orlo di un baratro nel quale non tarderà a cadere,
gli ottimisti sottolineano il fatto che oggi disponiamo
di opportunità fno a poco tempo fa impensabili.Tutto
dipenderà da come affronteremo le sfde del futuro...
e perché non dovremmo farcela?
14.
La Russia è
ancora una grande
potenza ?
18.
Il Medio Oriente:
un’area sotto tutela?
15.
Cina: grandezze e
miserie di un gigante
16.
India: l’elefante è
in movimento
UNO SGUARDO AL FUTURO:
QUATTRO SCENARI POSSIBILI
Quale mondo ci aspetta nei prossimi
decenni? Sapremo sfruttare le nuove
opportunità di questo «villaggio glo-
bale» e renderlo più vivibile e più
equo per tutti? Gli studiosi hanno
ipotizzato quattro possibili scenari
per il futuro: c’è chi immagina un av-
venire positivo e chi prospetta invece
uno scenario drammatico. Non ci
sono certezze, naturalmente, ma solo
ipotesi, fondate però su ciò che la
globalizzazione ha prodotto fno ad
oggi. È ormai confermato che l’eco-
nomia globale ha creato nuovi mer-
cati e maggiori scambi e ha prodotto
milioni di posti di lavoro. È altret-
tanto certo che il mercato libero ha
in molti casi favorito l’insediamento
di istituzioni democratiche e mag-
giori libertà civili e politiche, così
come è vero che i sistemi di comuni-
cazione hanno permesso una mag-
giore informazione, allargata a tutte
le fasce sociali. Non c’è dubbio, tut-
tavia, che nel mondo ci sono ancora
troppe povertà, che l’espansione pro-
duttiva ha prodotto gravi danni al-
l’ambiente, che la libertà economica
rischia di accrescere gli squilibri. «La
globalizzazione di per sé non è né un
bene né un male assoluto – sostiene
lo storico Valerio Castronovo – bensì
un rischio e, insieme, un’opportu-
nità.»
PRIMO SCENARIO
Una globalizzazione
positiva
Si dovrebbe innescare un circolo vir-
tuoso fra tecnologia, crescita econo-
mica, fattori demografci e politiche
effcienti che permetterebbe alla
maggioranza della popolazione mon-
diale di benefciare dei vantaggi della
globalizzazione. In questo caso si do-
vrebbe ridimensionare l’autorità de-
cisionale dei singoli Stati nazionali,
una sorta di sovranità limitata a van-
taggio di un rafforzamento di potere
delle istituzioni sovranazionali. Cam-
bierebbe anche la geografa econo-
mica del mondo lasciando maggior
spazio alle potenze asiatiche, un fe-
nomeno già oggi visibile con la forza
economica della Cina e dell’India.
Nel contempo crescerebbe anche
l’
outsourcing
, ossia la pratica di ap-
paltare il lavoro a fornitori esterni al-
l’azienda (come già accade con
l’attività svolta dai
call centers
).
SECONDO SCENARIO
Una globalizzazione negativa
Solo alcune élites prospererebbero
mentre la maggior parte dell’umanità
sarebbe esclusa da ogni vantaggio
della globalizzazione. La crescita
smisurata della popolazione e la ca-
renza di risorse sarebbero un enorme
fardello per molti paesi sviluppati e i
grandi fussi migratori diventereb-
bero fonte di tensioni. La tecnologia
non sarebbe più rivolta allo sviluppo
ma ad alimentare reti di illegalità.
Aumenterebbe la distanza fra paesi
sviluppati e quelli arretrati, cresce-
rebbe anche la confittualità interna-
zionale generata da aspettative
deluse e ineguaglianze.
TERZO SCENARIO
Nazionalismi e scontro di civltà
Si riacutizzerebbe il nazionalismo in
Europa, Asia e nelle Americhe, nel
quadro di una crescente resistenza
politica all’egemonia degli Stati Uniti
e al suo ruolo guida nella globalizza-
zione. Si amplierebbero gli scontri
culturali, ad esempio fra l’Occidente
e l’islam, diffondendo il terrorismo
internazionale.
QUARTO SCENARIO:
Aumento delle armi
di distruzione di massa
Un rallentamento e poi una stagna-
zione dell’economia americana
sarebbe all’origine di tensioni eco-
nomiche e politiche con l’Europa
che potrebbero allentare la tradi-
zionale alleanza atlantica.
Nuove crisi e instabilità politica
nascerebbero in America Latina,
soprattutto in Colombia, Messico,
Cuba e Panama, che costringereb-
bero gli Stati Uniti a concentrarsi in
quell’area. Anche in Indonesia si
rischierebbe la disgregazione che
costringerebbe all’intervento la
Cina. Tali cambiamenti produrreb-
bero nuove rivalità nazionaliste che
infiammerebbero le potenze asiati-
che e porterebbero a un incremento
delle spese militari.