OCEANO
PACIFICO
AMERICHE
2.
Il tabacco, usato dagli
indigeni americani, fece il
giro del mondo assieme
al cacao e ad altri
vegetali come il
pomodoro e il peperone.
Alimenti come il mais,
usati in America dalle
civiltà precolombiane,
furono coltivati in
Europa, ma anche in
Oriente e in molti paesi
africani.
3.
Diverse razze bovine furono esportate dagli
Spagnoli e poi diffuse soprattutto in Argentina.
A questi animali si aggiunsero i suini, gli ovini e
il pollame. Con un viaggio contrario invece il
tacchino giunse in Europa dall’America.
4.
La canna da zucchero
fu trapiantata in Brasile
e nelle isole caraibiche e poi
nelle colonie meridionali
del Nord America.
SCAMBI DI GENI UMANI
Per millenni le diverse aree del mondo erano state so-
stanzialmente isolate, ma quando le frontiere naturali
degli oceani e dei deserti vennero superate, le piante, gli
animali, così come le malattie, cominciarono a viaggiare
insieme agli uomini, dall’America in Europa e dall’Europa
in Oriente. Sistemi agricoli, fno ad allora reciprocamente
ignoti, entrarono in contatto scambiandosi prodotti e in-
nescando anche nuovi consumi. Ci furono nuove risorse
per sfamare le popolazioni, si modifcarono le abitudini e
si crearono persino nuove mode. La cartina rappresenta
appunto il fusso dei prodotti agricoli e degli animali d’al-
levamento attraverso il mondo.
Le conseguenze di questi scambi ebbero anche implica-
zioni biologiche. È il caso, ad esempio, dell’emigrazione di
uomini avvenuta da un continente all’altro: gli Europei
andarono verso le Americhe, verso l’Australia, la Siberia,
il Turkestan russo, il Sudafrica. Mescolandosi con le po-
polazioni locali gli emigrati modifcarono i caratteri et-
nici originari.
Il massiccio trasferimento della popolazione africana
nera nelle colonie iberiche del Sud America diede ori-
gine a una vasta popolazione meticcia, formata da incroci
fra bianchi, neri e amerindi, che all’inizio del XIX secolo
era più numerosa di tutte le altre.
L’IMPERIALISMO ECOLOGICO
L’espansione dell’Europa sul resto del mondo ebbe anche
una dimensione ecologica, modifcò cioè l’ecosistema e
l’habitat dei territori conquistati. Si potrebbe parlare di
«imperialismo ecologico» nel senso che il trasferimento di
nuove colture e nuove specie vegetali modifcò la fora di
intere zone del pianeta.Vari animali dovettero adattarsi al
clima e all’ambiente ed anche le popolazioni nel corso dei
secoli hanno cambiato il loro patrimonio genetico.
Persino le erbe infestanti di origine europea agirono sul
paesaggio degli altri continenti. Nelle zone a clima tempe-
rato i semi portati dal vento e dalle navi crearono vaste di-
stese di trifoglio e di gramigna che servirono a rendere più
fertili i terreni da coltivare e crearono pascoli per il be-
stiame arrivato dall’Europa.Nonmeno importante fu il tra-
sferimento dei virus e dei batteri delle più diverse malattie.
Come già era accaduto per la peste del Trecento, dilagata
in Europa al seguito dei mercanti provenienti dall’Asia,
altre malattie varcarono gli oceani al seguito dei viaggia-
tori europei. Per usare un’espressione dello storico fran-
cese Le Roy Ladurie, nel mondo si avviò un processo di
Scambi di animali e piante
40
«unifcazione microbica», un’inevitabile diffusione di
malattie conseguente al contatto di popolazioni di paesi
diversi e lontani. Il morbillo, il vaiolo, la scarlattina ma
anche la banale infuenza, non letale per gli Europei, si
rivelarono fatali per altre popolazioni. Ogni gruppo
umano infatti aveva imparato a convivere con certe ma-
lattie, sviluppando nel proprio organismo capacità im-
munitarie e di difesa, che invece mancavano di fronte a
virus e batteri sconosciuti.
NUOVE FRONTIERE
BIOLOGICHE