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MONGOLIA
AUSTRALIA
MADAGASCAR
OCEANO
PACIFICO
OCEANO
INDIANO
1.
Russia
- La Russia e la maggior parte delle ex repubbliche
sovietiche sono divenuti paesi importatori di grano. Il ricorso
all’importazione è dovuto all’apertura all’economia di mercato
dopo la dissoluzione dell’URSS. Su un piano più generale,
i consumi in questa parte del mondo sono ancora lontani
dal livello dell’Occidente.
2.
Cina
- La Cina esercita un’infuenza sempre maggiore sui mercati
mondiali. È il più grande produttore di grano, ma è anche il primo importatore:
i suoi acquisti rappresentano il 5% del totale degli scambi nel settore dei
cereali. La grande crescita economica del paese provoca l’abbandono delle
campagne o l’utilizzo dei terreni agricoli per impianti industriali o la
costruzione di abitazioni. È diffuso tra gli esperti il timore che le importazioni
cinesi alla metà del secolo rappresentino una percentuale troppo grande dello
scambio mondiale.
3.
Taiwan
- Cosa hanno in comune Taiwan, Corea del Sud,
Singapore e Lussemburgo? Sono gli Stati col maggior reddito
per abitante. Accanto a loro si collocano l’Europa occidentale,
l’Australia, il Giappone, USA e Canada. Un grande paese
come l’India, sia pure in grande crescita, è nella stessa
fascia di reddito di molti paesi poveri dell’Africa.
4.
Sahel
- I paesi dell’Africa subsahariana vivono una situazione
paradossale: le colture tradizionali – miglio, sorgo, manioca – vengono
abbandonate (la produzione cala dell’1% all’anno da un ventennio)
e sostituite da colture per l’esportazione – cacao, caffè, cotone –
grazie alle quali gli Stati incassano valuta. Questi paesi devono però
importare grano, con un aumento dell’8% all’anno. La FAO calcola che,
nel mondo, per una cinquantina di paesi la sicurezza alimentare sia
minacciata dai cambiamenti dei prezzi. Nel caso del Sudan –
come in Angola, Somalia, Mozambico – la fame è causata dalle
guerre civili in corso, o dalla volontà di certi governi di eliminare
delle minoranze.