OCEANO
PACIFICO
O
OCEANO
INDIANO
2.
Strada da fare
- Le perplessità di molti Europei di fronte all’in-
gresso della Turchia nell’Unione Europea si fondano anche sulla situa-
zione della stampa in quel paese. Leggi restrittive sono state
emanate nel 2005: è previsto il reato di «denigrazione della turchità»,
che permette di colpire chi critica la posizione di Ankara nei confronti
di Cipro, o rievoca il genocidio degli Armeni all’epoca del primo con-
fitto mondiale. Un Consiglio Supremo per la Radio e la Televisione,
eletto dal parlamento, controlla le trasmissioni: questo ha portato, se-
condo alcuni osservatori, a forme di autocensura da parte di autori e
giornalisti per il timore di essere messi sotto accusa.
3.
Senza pietà
- Sotto la guida di Vladimir Putin, in Russia la
libertà di stampa e di informazione ha subìto sempre maggiori
limitazioni. Argomenti che non potevano essere toccati: la poli-
tica interna e l’atteggiamento della Russia nei confronti della
Cecenia. Le violenze dei florussi sulla popolazione civile erano
l’argomento principale degli attacchi di una giornalista russa,
Anna Politkovskaja che, dopo aver ricevuto varie minacce, è
stata uccisa da un ignoto killer nell’ottobre 2006. Anche in molti
paesi dell’ex Unione Sovietica – soprattutto nell’Asia centrale –
l’informazione soffre gravi controlli e limitazioni.
4.
Non si esclude la violenza
-
Mentre la Costituzione cinese pre-
vede libertà di stampa e di informa-
zione, leggi particolari pongono limiti
a queste garanzie, in nome dalla
sicurezza nazionale. È così che molti
giornalisti vengono perseguiti e
incarcerati: due di essi sono morti in
prigione nel 2006 dopo violenti
maltrattamenti. Particolarmente
temuto dal governo cinese è il
fenomeno dei «cyberdissidenti», in
grado di raccogliere e diffondere
notizie via web in tempi rapidissimi.
La preoccupazione per la sicurezza
delle Olimpiadi del 2008 ha
rafforzato i controlli sulla stampa
locale ma anche sui
giornalisti stranieri.
5.
Senza libertà
- Chiunque «metta in pericolo la stabilità nazionale» con
scritti o affermazioni può in Myanmar (il nome assunto dalla Birmania dal
1989) fnire in carcere per molto tempo. Molti giornalisti e scrittori sono in
prigione per aver espresso dissenso contro il regime militare. Sono imposte
restrizioni per l’uso di antenne satellitari, computer e software. I giornalisti
stranieri sono strettamente controllati o entrano nel paese solo con visti
particolari: anche dopo il disastroso ciclone del maggio 2008 la giunta al
potere ha ostacolato gli aiuti alle vittime per impedire l’ingresso a inviati
stranieri. Lo Stato controlla i quotidiani, le radio e le televisioni; solo l’1%
della popolazione accede a Internet, che è sottoposto a restrizioni per im-
pedire il collegamento con siti di dissidenti o con servizi di posta elettronica.
6.
Censure incrociate
- Sia Israele sia l’Autorità Palesti-
nese limitano la libertà di stampa riguardo quanto accade
sui loro territori. Soldati israeliani sono stati accusati di
aver aperto il fuoco contro alcuni giornalisti che descrive-
vano disordini a Nablus. Altri giornalisti sono morti durante
incursioni israeliane contro i Palestinesi. Anche l’Autorità
Palestinese impone controlli sulla circolazione dei giornali-
sti e sulla diffusione delle notizie. Esistono diversi quoti-
diani palestinesi, la cui distribuzione è talvolta impedita
dalle forze di sicurezza israeliane, mentre la televisione
governativa palestinese segue le direttive del governo,
per quanto sia Hamas sia Al Fatah cerchino di controllarla
in esclusiva.